Nella seicentesca Villa Porciani, oggi sede del Comune di Pieve a Nievole, si trova una bella Madonna con il Bambino dipinta ad affresco nella seconda metà del XVI secolo. Il soggetto, molto comune nella storia dell'arte, viene qui interpretato alla luce del gusto artistico più diffuso nella Toscana del tempo, cioè quello della Controriforma. La Vergine Maria, infatti, vestita con la tradizionale veste rosata e il manto blu, è raffigurata seduta – probabilmente su un ampio seggio purtroppo perduto – mentre cerca di trattenere sulle sue gambe un Gesù già grandicello e particolarmente vivace, colto nell'atto di tenere il globo con sopra la croce, simbolo della sua regalità. Sono testimonianza di questa vivacità la posizione e la gestualità del Bambino che, da un lato, tenta appunto di sfuggire dall'abbraccio della madre respingendola con la gamba, ma che dall'altro la indica. Il volto della Madonna è ruotato verso destra: lo sguardo è assorto, come a suggerire una lontananza di pensieri, una riflessione intima e profonda su ciò che sarà il destino del Figlio. In una scena così quotidiana che narra il rapporto tra madre e bambino, l'espressione seria e malinconica di lei arriva dritta al cuore, spingendo anche l'osservatore a meditare sui sacri misteri di Cristo. Raffigurazioni di questo tipo, di alto impatto devozionale, guardano molto alla lezione dei grandi maestri fiorentini di inizio Cinquecento, in particolare di Andrea del Sarto (1486-1530), dal quale derivano citazioni quasi letterali di alcuni dettagli, come l'anatomia del piccolo Gesù. Proprio per questo, gli storici dell'arte hanno pensato di attribuire quest'opera ad un pittore appartenente alla cerchia di Francesco Brina (1529-1586), forse Francesco Mati (1561-1623), un artista che condivideva a Firenze una bottega con Domenico Soldini, originario di Pescia. Parrebbero simili all'affresco pievarino, infatti, i lineamenti regolari e dolci delle due figure, nonché la freschezza della pennellata, esaltata da una gamma cromatica che gioca su tonalità acidule, rintracciabile in altre opere del Mati, come ad esempio negli affreschi delle volte della Cappella della Corsia Maschile in Santa Maria Nuova e nella tavola raffigurante la Madonna del Rosario proveniente dalla pieve di Romena, oggi conservata presso la chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Pratovecchio in Casentino.