Il Masso di Terrinca - Stazzema (LU) - QualcosaDaFare.it
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Fino al 20 aprile 1998 il masso era coperto da circa trenta centimetri di terriccio e da vegetazione.
Su altri massi minori attorno avevamo notato cruciformi e coppelle.
Dal masso più grande (quello 'di Terrinca' per l'appunto), un poco declive, si era staccata una zolla di terra, nella zona inferiore: si vedeva la roccia e un piccolo cru­ciforme.
In un paio di giorni di lavoro, ripuliti terra e vegetazione, ecco apparire il masso con tutte le sue incisioni.
Circa sei metri quadri, circa due per tre.
Difficile fotografare.
Facile ritrovare attorno coppelle e cruciformi.
Che non è poca cosa La roccia è la fillade quarzito-sericitica tipica dell'intera zona.

Il masso è a poca distanza dalla traccia (praticamente scomparsa) di un antico sentiero. La traccia si individua chiaramente, non però sulle carte topografiche; era praticata fino a più di cent'anni fa, poiché saliva dalla valle del Giardino nella direzione del passo Fordazzani.

La località si ritrova nelle vecchie carte col nome de 'il Pianaccio' (dobbiamo a un attento ricercatore di sentieri storici, topografie, toponomastica, Marino Bazzichi, la cartografia del territorio che ci ha consentito di arrivarvi: importanza delle memorie perdute) Vi si arriva in non più di mezz'ora dall'abitato di Terrinca; un po' per mulattiera, un po' per il bosco.
Dinanzi alla complessità del mondo iconico racchiuso nei sei metri quadri del masso di Terrinca (non è sufficiente l'interpretazione parziale: la scena di caccia, gli uomini con l'arco etc., sarebbe importante comprendere tutto e qui si è spiazzati), bisogna ammettere che l'interpretazione non può essere né unica né immediata.
Fuori discussione la bellezza dell'immagine, la sapienza della composizione, il ritmo, la struggente essenzialità.
In termini solo estetici, l'immagine parla da sola L'indubbia presenza di elementi naturalistici e magico-simbolici, richiede una complessa analisi.
Eventuale cristianizzazione dai segni antropomorfi: di ampliare la ricerca, rilevando ciò che nei tempi lunghi è andato perduto, scavando anche nella memoria dei luoghi.

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