Si tratta della seconda chiesa di Altopascio, edificata tra la fine del secolo XII e la prima metà del successivo, quando l'ospedale è ormai un'istituzione forte e affermata ed ha bisogno di un tempio più ampio e pregevole. Era dedicata ai santi lacopo, Egidio e Cristoforo, tutti e tre considerati protettori dei pellegrini, anche se ad essere ricordato è soprattutto il primo. La facciata è divisa in due parti: la divisione tra parte bassa in pietra liscia e parte alta con ornamenti marmorei corrisponde al modello lombardo: la dicromia delle loggette superiori (in marmo bianco e verde) a quello pisano-pistoiese. Le zone dicrome alternate sono all'incirca della stessa altezza. Il portale ha una cornice di marmo liscio, rifatta dalla Soprintendenza ai monumenti nell'immediato dopo guerra (la precedente - si trattava di un rifacimento cinquecentesco - era stata asportata nel 1830, per addossarvi all'interno un altare laterale); ha al di sopra una lunetta a intarsi marmorei, con due figure di leoni che si affrontano, e due statue di leoni alle estremità. Salmi ha ritenuto che alla costruzione della parte marmorea della facciata (avvenuta verso la fine del XII secolo) abbiano lavorato due maestranze diverse: quella pistoiese di Gruamonte, che avrebbe messo in opera la parte in conci di pietra liscia, la fascia con le arcatelle cieche della loggetta inferiore, la porta principale e le statue piccole dei leoni; e quella pisana di Biduino per la parte superiore, costituita dal timpano con fregio, dalle colonne, dalla statua del Salvatore con il libro aperto e dalle statue alte dei leoni. L'operazione comportò enormi danni: l'antica chiesa venne sventrata e ridotta ad un involucro; furono distrutti volte, pulpito e altare della Madonna del Rosario; venne trasferito il fonte battesimale e tolta la cornice quattro-cinquecentesca della porta d'ingresso; fu, poi, completamente asportato il pavimento e il sottosuolo, cui si è perduta persino la documentazione archeologica. Una tale distruzione interessò anche l'oratorio della Compagnia della Purificazione, edificato parallelamente alla chiesa probabilmente nel XVI secolo, con una loggetta sul davanti simile a quella della chiesa di S. Rocco. Tutta quell'area, un tempo graziosa, venne dequalificata e lasciata in abbandono, finché il regime fascista, trasformando urbanisticamente la piazza, le diede maggiore ordine, togliendo però quello che rimaneva della vecchia connotazione.
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43.814896°, 10.674955°
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